Rinvenute nell’area archeologica sommersa, nota come il Gran Carro di Bolsena circa sessanta monete in bronzo, databili al III-IV sec d.C. La scoperta, avvenuta lo scorso mese di ottobre dalla Soprintendenza grazie alla continua collaborazione con il Centro Ricerche Archeologia Subacquea Aps testimonia la frequentazione dell’area, occupata principalmente durante la prima età del Ferro (X-IX sec. a.C.), anche in epoca storica.
Il rinvenimento di una ulteriore moneta e di un oggetto metallico, identificabile come un coltello con manico a lingua da presa ed estremità revolute, presumibilmente riconducibile all’epoca protostorica, è avvenuto durante attività di mantenimento delle capacità tecniche da parte dei sommozzatori della stazione navale di Civitavecchia nel lago di Bolsena, in località Sant’Antonio, lo scorso sette maggio, dove erano in svolgimento negli stessi giorni attività di ricognizione da parte del Servizio di Archeologia subacquea delle acque interne della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, coordinato dalla dott.ssa Barbara Barbaro e dall’assistente tecnico Egidio Severi.
Vista la fortunata circostanza, è stata condotta una ricognizione coordinata nell’area archeologica sommersa, recentemente anche dichiarata di interesse culturale, per la durata di circa 80 minuti anche se in condizioni di scarsa visibilità a causa del vento in superficie. La co-presenza dei due nuclei, con la sinergia stringente che ne è nata, ha permesso inoltre di testare nuove attrezzature su superfici non interessate da depositi stratificati.Dunque un passo in avanti nella conoscenza di luoghi, sommersi e non solo, e delle civiltà che li hanno abitati o attraversati.
Anche semplici, ma innumerevoli, oggetti e reperti (quali le monete e il coltello) possono contribuire alla ricostruzione del lontano passato; ma soprattutto sono una dimostrazione di quanto una cooperazione favorisca il conseguimento di un risultato importante.Un recupero che è stato significativo poiché tali monete e lo stesso coltello si trovavano in posizione tale da poter essere certamente oggetto di predazione.
Per info: barbara.barbaro@beniculturali.it