Dal primo al 5 maggio il quartiere medievale della città di Viterbo si trasforma in uno dei giardini più belli d’Italia
Sei le piazze coinvolte: Piazza del Gesù, San Lorenzo, San Carluccio, della Morte, Scacciaricci e San Pellegrino.
“Il cuore del centro storico di Viterbo – spiega Raffaele Ascenzi – fonda prevalentemente la sua immagine architettonica e urbanistica su quell’impianto medievale che ancora oggi definisce un ‘paesaggio urbano’ in cui il rapporto tra la pietra degli edifici ed il verde si carica di suggestioni ed epifanie soprattutto da un punto di vista simbolico. Se vero infatti che la città nasce per dare riparo all’uomo dai pericoli di una natura ‘selvaggia’ e ‘maligna’, è altrettanto vero che una delle più formidabili espressioni della natura stessa, ovvero le piante, sono state per l’uomo strumento capace di farlo progredire e migliorare sotto i più svariati aspetti e campi che spaziano dall’uso meramente scientifico e funzionale delle stesse fino ad arrivare ad un approccio più artistico e poetico che ancora oggi definisce il nostro immaginario collettivo”.
“Nelle architetture della città – prosegue poi Ascenzi – capitelli, colonne tortili, modanature, trabeazioni e pavimenti trasudano di geometrie e forme prese in prestito dal mondo dei fiori e delle piante. In tal senso, le installazioni che si propongono per San Pellegrino in fiore 2024, in coerenza anche con i temi individuati all’interno della candidatura di Viterbo a Capitale europea della cultura 2033, nascono da un approfondito studio inerente il tema iconografico e iconologico del ‘fiore’ declinato nell’ambito architettonico e urbanistico del centro storico medievale di Viterbo a ridefinizione di un racconto, seppur provvisorio ed effimero, della città e della sua storia”.
“Selezionando tipologie di piante – aggiunge l’architetto che ha vinto il concorso di idee – che hanno, soprattutto nel Medioevo, definito i principi dell”ars topiaria’ ovvero dell’arte di dare forme geometrico-scultoree alle piante e prendendo come ‘modus operandi’ spunto da quegli impianti floreali effimeri a sfondo religioso tipici della tradizione della Tuscia viterbese, si sono individuati degli stilemi riconducibili ai simboli botanici presenti nell’architettura medievale viterbese in pavimentazioni, paramenti murari ed elementi architettonici di decoro che diventano pertanto occasione per definire delle installazioni capaci di raccontare a scala urbana una sorta di grande erbario scritto per le vie storiche della città di Viterbo”.